24 giugno 2022

Corno Occidentale di Canzo per la Ferrata del Venticinquennale m. 1387

Autore: Marco Zani

Un incontro al Corno Occidentale di Canzo m. 1387 per la via Ferrata del Venticinquennale.

Il 24 giugno 2022 è un venerdì, mi alzo e mi metto al PC a lavorare con il telefono acceso, pronto a ricevere le richieste dei Clienti dell’Azienda per cui lavoro e a effettuare chiamate di routine.

Apro il calendario mentre invio una mail, osservo bene la data e leggo: Festività patronale di Sesto San Giovanni.
Realizzo di essere in ferie per questa giornata e di non essere dove dovrei, in occasioni di questo genere!
La montagna mi aspetta, ma ho preso un impegno con il Presidente della sezione CAI di Lissone: fare visita al neoeletto Sindaco e presentare le attività che la nostra sezione promuove, chiedendo supporto per la loro realizzazione.

Così il tempo passa, sono le 11 e mi trovo ancora a casa; devo recuperare immediatamente!
Veloce preparo lo zaino, mi cambio e salto in auto spinto dalla brezza che soffia dalle montagne.

Non sarà che si prepara un bel temporale? certo che no! parto direzione Canzo località Gajum per salire lungo il sentiero Geologico, dove la presenza dei numerosi massi erratici ci raccontano le trasformazioni del territorio sotto l’azione del clima, la forza motrice dei ghiacciai e il movimento della crosta terrestre.

Giunto al rifugio Terz’alpe https://www.rifugi.lombardia.it/como/canzo/alpeggio-piotti.html si apre la vista sulle pareti del Corno Occidentale, dove si sviluppa la via ferrata del venticinquennale.
L’aria e insolitamente fresca, il cielo terso ma le nuvole corrono veloci, annunciando il cambiamento.

Qui parte il tratto di sentiero più ripido e faticoso che in breve, porta all’attacco della parete.
Incontro qui Il Signor Castelli, un giovane alpinista di soli 76 anni che per nulla intimorito dall’avvicinarsi del temporale decide di salire.

Faccio notare che sarebbe prudente indossare imbrago e set ferrata con aggiunta di un bel caschetto; mi risponde con un’alzata di spalle e una frase in dialetto che comprendo appena…
Mi preparo e parto anche io, ma del Castelli nessuna traccia; deve essere lui troppo veloce o io troppo lento!.

Il temporale che si avvicina da una scossa alle braccia e alle gambe e in men che non si dica, dopo il traverso arrivo alla scala che supera un tratto verticale ed esposto.
Qui scorgo Castelli, anche lui è ormai alla fine del percorso attrezzato.
Lo raggiungo proprio nell’ultimo tratto verticale e quasi strapiombante che porta al termine delle difficoltà e poi alla Croce posta alla sommità del Corno.

Inspiegabilmente si è fermato, forse è in difficoltà e già penso a come aiutarlo senza mettermi a mia volta nei pasticci.
Arrivo a un metro da lui, chiedo come sta! Castelli serafico risponde che è fermo ad osservare un Presepe rupestre non più grande di una mano, inserito in una nicchia naturale nella roccia! Il tutto dura alcuni minuti, lo osservo in silenzio, scatto delle foto e poi chiedo se sia una persona dai sentimenti religiosi.

Risponde sempre in un dialetto per me incomprensibile, ma afferro che non va troppo spesso in Chiesa a pregare e che il Presepe lo ha costruito lui con le sue mani di Artigiano e Alpinista.
Dita forti per stringere la vita alla roccia e per il duro lavoro fin da quando era un ragazzino.
Mentre procediamo insieme, trovo il tempo di scattare qualche foto proprio al termine della roccia; un sorriso spontaneo si accende nel Castelli che incalzato dalle mie domande, racconta delle sue avventure in Dolomiti, sulle Alpi e nella vita.

Piz Ciavazes Via Italia 61
https://www.sassbaloss.com/pagine/uscite/sella22/sella22.htm
Percorsa fino in vetta al Piz Ciavazes e non alla cengia descritta nella relazione.
Sotto una pioggia battente, con scarponi rigidi con le suole VIBRAM e non le moderne scarpette di oggi.
Al posto delle moderne imbragature, cinture a cui fissare le corde; chiodi pesanti e staffe di cordino per i passaggi in artificiale.

Qui mi racconta dell’aneddoto, in cui una cordata che seguiva chiede soccorso: si trattava di forti e conosciuti scalatori provenienti da Valmadrera, che trovandosi in difficoltà per via delle rocce bagnate chiedono di fare cordata insieme.

Immagino una cordata di 5 elementi, legati insieme alla stessa corda procedere verso l’alto.
Inseguono la luce tra le nuvole, come un filo da seguire verso la sommità e la via di discesa!.

Mi parla dei figli, del suo lavoro e di come sia riuscito da solo a farli diventare grandi.
Dei loro successi nella vita ne parla orgoglioso. E’ un Padre fortunato è così i suoi figli.

Dopo qualche tuono lontano e la pioggia sferzante, al riparo sotto gli alberi infine giungiamo al parcheggio dove ci salutiamo, non senza avere scambiato i numeri telefonici e avermi raccontato dei suoi 4 Cammini di Santiago di Compostela. Questo settantaseienne e fatto di acciaio, cuore e volontà.

Sono contento di averlo incontrato e diviso con lui il mio tempo.
Ho ascoltato le sue parole come qualcosa di prezioso e inaspettato a cui dare valore e da ricordare.

Relazione

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